Ogni anno a questa’ epoca è la solita storia: mi dico nooo, non se ne può più di maschere e coriandoli.
Ma quando arriva il carrozzone, con tutto il suo baccano, lo si sente anche da lontano ed alla fine mi convinco. Lo seguo.
E via! Parto.
l’aria è mite, è una bella giornata di sole.
Salgo in tram,
Appena arrivata a piazzale Roma il frastuono della folla non tarda a farsi notare: maschere tradizionali, originali, bislacche ce né per tutti i gusti.
Impossibile non farsi coinvolgere dal clima di festa.

Ci si trova all’improvviso in un mondo di cavalieri, dame, un mondo di fiabe, ma anche qualche incubo.
Ci si può trovare a conversare con i pirati dei caraibi,
a farsi complici di una combricca composta da Alice (quella del paese delle meraviglie) che, a quanto pare udite, udite, avrebbe deciso di mettersi in società con il gatto e la volpe: e già, in questi tempi moderni anche le favole possono cambiare.


Ci sono poi le maschere che non vogliono farsi fotografare e mi domando cosa siano venute a fare a Venezia.
Coriandoli, stelle filanti, frittelle in quantità industriali.
Si possono anche incontrare angeli, forse caduti da qualche angolo di cielo, molto gentili con la folla: chissà perché, era per buona parte costituita da femmine indiavolate che tentavano disperatamente di immortalarsi con questi esseri dall’aspetto mitologico.



In lontananza si sentono ritmi di tamburi: annunciano l’arrivo di altri gruppi di maschere.

Tra i tanti, scorgo pure un Casanova desideroso di concedere baciamano a donzelle di ogni età, ma preferibilmente a quelle più giovani e carine.

Non poteva mancare nemmeno Arlecchino, pronto a concedersi una pausa per rifocillarsi un pò.

Il bello di questa festa è quella strana sintonia che si viene a creare con personaggi di tutti i colori:
Un cenno, uno sguardo all’obiettivo, ed il gioco è fatto.
Per una timida incallita come me, questa è l’occasione per ottenere ritratti a prezzo scontato.
Chi se ne importa della privacy! Una vera e propria cuccagna per chi ama fotografare.
E così alla fine dopo aver fatto il mio bottino fotografico, ritorno alla realtà, la torre dell’orologio non transige.
E’ giunto il momento di rientrare:, ma ben presto mi rendo conto che un pò di quella strana euforia che il Carnevale sà regalare un pò a tutti, mi sta seguendo fino a casa.
Lo sapevate?
Le origini del Carnevale
La parola CARNEVALE deriva dal latino ” carnem levare” ‘eliminare la carne’, riferendosi al giorno successivo al martedì grasso, quando iniziava il periodo della Quaresima, caratterizzato dal rigore più assoluto: astinenza e digiuno.
La tradizione carnevalesca ha radici molto antiche: in particolare, già in epoca romana, i Saturnali rappresentavano un ciclo di festività che identificavano un periodo dell’anno in cui era permesso, un gioioso rito collettivo con cui veniva sovvertito il rigido ordine tra le classi sociali, i sessi, le religioni e le gerarchie.
La Serenissima infatti, concedeva alla popolazione, e soprattutto ai ceti più umili, un breve periodo dedicato interamente al divertimento e ai festeggiamenti, durante il quale i veneziani ma non solo, si riversavano in tutta la città per far festa con musiche e balli.
Il Carnevale di Venezia , raggiunge il suo massimo splendore nel settecento, acquistando una fama internazionale in tutta l’ Europa.
Le maschere ed i costumi garantivano una sorta di anonimato che permetteva di abbattere tutte le divisioni sociali; era persino concessa la pubblica derisione delle autorità e dell’aristocrazia.
Queste concessioni erano largamente tollerate e considerate come un provvidenziale sfogo alle tensioni e ai malumori che si creavano inevitabilmente all’interno della Repubblica di Venezia, che per tutto il resto dell’anno, poneva rigidi limiti su questioni come la morale e l’ordine pubblico dei suoi cittadini.
Il primo documento ufficiale che dichiara il Carnevale di Venezia una festa pubblica è un editto del 1296, quando il Senato della Repubblica dichiarò festivo il giorno precedente la Quaresima.