Radici

Il Natale è ormai alle spalle, l’aria è bella frizzantina come piace a me,

le luminarie stanno facendo la loro ultima comparsa,

mentre le vetrine cominciano a spogliarsi dell’abito delle feste. 

Ci si sente ancora frastornati da tutto lo scintillio dei giorni appena trascorsi.

E’ un pomeriggio soleggiato d’ inverno, di quelli che vorrebbero ricordarci come la primavera non sia poi così lontana.

Quasi senza volerlo, vincendo un pò di pigrizia postprandiale, mi ritrovo a percorrere calli e ponti e passo dopo passo sono già arrivata in prossimità della piazza più bella del mondo: S. Marco. Ma questa volta non mi faccio trattenere da lei e proseguo arrivando in prossimità della punta della dogana. Sono le 17.00, siamo già al tramonto ed inutile dire, da queste parti è un vero spettacolo: si rallenta il passo, ci si ferma ad ammirare il bacino di S. Marco con tutti i giochi di luce che si vengono a creare.

Questa volta però la mia attenzione viene catturata da un’ immagine che all’apparenza non ha molto di poetico:  una chiatta con dei grandi ed imponenti tronchi, disposti ordinatamente uno accanto all’altro;

ed allora direte voi che c’entra?

Beh con il Natale poco, ma con tutto il contesto molto:

si tratta delle radici di Venezia.

Non mi riferisco a quelle storiche, che tutti più o meno conosciamo, ma a radici vere che affondano nel fango per mettere d`accordo terra ed acqua.

Sono radici che profumano di larice, pino, provenienti da boschi secolari, sono legni forgiati dal vento, dalla neve e dal sole ed ora  assolvono ad un importante ruolo: quello di dare forza e stabilità a qualche imponente palazzo.

Questi ed i loro predecessori sono legni che hanno l’arduo compito di sorreggere  e dar forza ad un’ intera città.

Tutto questo proprio grazie ad un insolito equilibrio tra tre elementi: fango, legno ed acqua … ma che strana combinazione, una combinazione riuscitissima e che “regge” da secoli.

E’ proprio vero come dietro ogni storia importante ci siano radici altrettanto importanti, che non si possono dimenticare.