
Venezia in solitudine
La foto imperfetta di questo mese, è un pò diversa da quelle che solitamente pubblico.
Riguarda la solitudine, la solitudine di una città.
Venezia è una città che negli anni si è dovuta adattare a moltissime situazioni:
condizioni meteorologiche, le moltitudini di turisti, il chiasso e talvolta alla maleducazione (anche se a questo non ci si abitua mai)
Venezia è una città che ha anche dovuto assistitere ad importanti sciagure, dalle quali ha saputo rialzarsi con grande coraggio.
Il carnevale anche quest’anno, era arrivato come tutti gli altri anni, ma da subito si era presentato un pò diverso, come offuscato da una certa inquietudine.
Ed ecco che tutto cambia: la città all’ improvviso si svuota, sorrisi e schiamazzi vengono cancellati con un colpo di spugna.
Piazza S.Marco, appare insolitamente sola, deserta, manca il sottofondo rumoroso della folla a cui eravamo abituati, i gabbiani, hanno ottenuto il loro momento facendo sentire la loro voce stridula, i bambini giocano spensierati nella piazza più bella del mondo.
Non c’è che dire in questi giorni la città appare più a misura d’ uomo, sembra rientrata ad un’ antica dimensione, i rintocchi della torre dell’ orologio appaiono più nitidi e sembrano volerlo ricordare.
Oggi il sole si vuole far spazio tra le nuvole e l’aria è meno pungente, l’arrivo della primavera sembra ormai imminente. Nonostante ciò, la città non è più la stessa, proprio come succede a noi nel momento in cui siamo in preda a qualche preoccupazione : i caffè sono vuoti ed i tavolini tutti ordinati e solitari; non si vedono personaggi eccentrici, coppie fresche od attempate sorseggiare un cocktail o il caffè del doge, la musica suonare e perché no anche qualche schiamazzo.
Tutto questo ora non c’è più !
Camminando per le calli, capita di incrociare lo sguardo preoccupato dei pochi passanti, qualcuno indossa una mascherina di protezione. Ci si tiene a debita distanza, ci si guarda con una certa diffidenza. Molte saracinesche sono abbassate.
Ci ritroviamo tutti in un uno stato di angosciosa attesa, l’attesa di notizie minacciose, ma con la speranza di vedere dileguare presto le proccupazioni dall’ arrivo di venti miti. Solo quando potranno fare la loro comparsa porteranno con sé i profumi, i colori della primavera e l’ entusismo dell’estate, ‘solo allora ci potremmo far scivolare alle spalle il grigiore di nebbiose e minacciose inquietudini.
Solo allora ci potremmo nuovamente salutare stringendoci la mano.
Ci potremmo abbracciare.





