Orecchini veneziani

Signori,dame e baciamano-L'Obiettivo imperfetto

Quest’anno, data la situazione generale, dovrò accantentarmi di guardare il carnevale, attraverso le foto di quelli trascorsi.

Non sarà facile però trovare il tempo, soprattutto quando, trovati cinque minuti, ho a che fare con le birichinate di Teodoro (uno dei miei tre gatti) che per attirare l’attenzione se la prende con le mie povere piante.

Paparazzati da fotografi, strattonati da qualche turista e magari in qualche caso applauditi. È sempre divertente rivedere tutti questi personaggi in cerca del loro autore o ancora meglio del loro momento di gloria.

Arlecchini pulcinelle, cavalieri e dame passeggiano sorridenti, sotto i portici di piazza S. Marco. Le dame, incuranti delle temperature fanno sfoggio di sé, con scollature da far rabbrividire, riparandosi da un timido sole con l’ immancabile ombrellino. Che dire poi dei loro abiti lussuosi impreziositi da gioielli finti o veri che siano.

Leggendo un pò in giro, ho scoperto che la moda degli orecchini a Venezia è arrivata all’incirca nel 1525, infatti dapprima non era ancora un’abitudine in uso dalle veneziane.

Si narra infatti,  che Marin Sanudo, l’autore dei famosi Diari, il 6 dicembre del 1525, fu invitato al matrimonio di una sua nipote presso la contrada di Santa Giustina. Le nozze furono splendide, con trecento invitati e corredate da un sontuoso pranzo, insomma, pare che non abbiano badato a spese.

Ma Marin Sanudo, nel bel mezzo della festa noto’ un piccolo dettaglio’ e scrisse :

… “vidi tra le nobildonne, siora Marina, mia parente…. la qual sia fatto forar le recchie, et con un aneleto de oro sotil portava una perla grossa per banda. Sembra che la cosa lo disturbasse un pochino, dal momento che la considerava un ‘”abitudine delle more dell’Africa”, senza offesa ovviamente per chi ha tali origini.

Le perle scendendo ai lati del viso ne facevano risaltare la bellezza di donna Marina e questo scateno’ la curiosità, ma soprattutto l’invidia da parte delle dame presenti.

Da allora la moda prese piede, a tal punto che la vendita dei famosi “recini”, un anno dopo, nel 1526 fu’ alle stelle.

A Rialto si trova infatti il sottoportego dei oresi, questo perché qui all’epoca venne concentrata tutta l’attività orafa, alcuni di loro impararono la pratica “di forar le recchie senza dolore” , potendone vendere moltissimi, a donne patrizie e cittadine.

Ecco, ora che ci penso, mi viene in mente che mi mancano dei recini pendenti con delle perle e non mi dispiacerebbe averne un paio …..